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Instagram e Snapchat: come usare le Stories per sconfiggere il tempo

Scritto da Davide Battisti | 4-ago-2016 7.22.07

Migliaia di anni di civiltà ci hanno spinti a pensare che la scrittura e le immagini servissero a fissare per sempre un’idea o una storia. I recenti sviluppi di alcuni social network ci stanno indicando una strada diversa. Instagram Stories e Snapchat.


In principio era l’immagine: senza voler stravolgere le sacre scritture, la storia di Instagram è simile a quella dell’umanità, che ha iniziato a comunicare con le incisioni rupestri su parete per poi passare ai graffiti, ai geroglifici e infine alla parola scritta, il verbo.

Dopo la possibilità di caricare gif (o boomerang) e video Instagram lancia la sua funzione Stories: rapidi montaggi di video e immagini con didascalie e sticker in sovraimpressione, che -come le Storie di Snapchat e la tela di Penelope- si autocancellano a fine giornata.

 

Fenomeno curioso, dato che fin dall’avvento di internet siamo stati portati a pensare che tutto ciò che finisse in rete fosse destinato a restarci per sempre:

è di poche settimane fa la trovata di marketing dei Radiohead: cancellare l’intera presenza in rete per ripartire con il nuovo album A moon shaped pool, e già nel 1994 Howard Rheingold raccontava di un utente della community The Well (una delle prime nate in rete) che prima di suicidarsi ha cancellato tutti i propri post scritti nei topic del forum.

Proprio la paura di lasciare dietro di sè impronte sembra essere la ragione ufficiale del lancio della funzione Stories: “We need to have a place where you feel free to post whatever you want without the nagging fear of, did someone like that or not?” dice il CEO di Instagram Kevin Systrom.

La possibilità di commentare e apprezzare ciò che viene postato sul proprio wall è una delle dinamiche al centro del funzionamento dei social network… e se ci avesse stancato?

Come preannunciava Calvino nel suo saggio Lezioni americane - Sei proposte per il prossimo millennio, Leggerezza e Rapidità sono i due valori da cui ripartire:

pare non interessarci più avere sempre a disposizione ogni post con le pesanti opinioni dei nostri contatti allegate. Per un po’ vogliamo soltanto riappropriarci della possibilità di raccontare storie, così come ci vengono in mente.

Ciò che conta, oggi, non è più incidere sulla pietra segni che non se ne andranno più: ha rilevanza esserci adesso, vera soluzione consentita dai media digitali. Dalle dirette Facebook, ai Tweet sommersi da feed che si aggiornano a velocità folle, a messaggi Snapchat che si autodistruggono e Storie che non durano più di una notte. 

Ecco la lezione di Stories: l'importanza di essere tempestivi e agganciarsi a ciò che il mondo sta vivendo adesso, piegando il tempo a nostro favore senza paura di sbagliare. Possono essere anche storie sgraziate o imperfette: in un flusso simile anche gli errori sono destinati a sparire in tutta velocità.

Proprio per questa natura volatile, le Stories per non risultare esteporanee e senza una logica che faccia da collettore tra di loro devono essere inserite all'interno di una strategia: sono piccoli pezzi di narrazione che devono sempre far parte di un racconto di raggio più ampio

Poste all'interno di una Customer Experience possono esplicitare alcuni punti della strategia generale, legarli a fatti del giorno e ricorrenze particolari, ma devono avere come appoggio un sottostrato solido a cui appoggiarsi: tavole su cui sono incisi i punti cardine della strategia di marketing. 

Abbiamo iniziato ad interiorizzare le dinamiche di conversazione scaturite dalla rivoluzione digitale, e adesso iniziamo a rigettarle: siamo noi gli emittenti, gli autori delle nostre storie in questo preciso momento: ora stateci a sentire. Domani ne riparleremo, se ne avremo voglia.


P.S. Anche IKEA ci invita a vivere il momento e mangiare quel maledetto piatto, prima che si freddi: